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  • Angela Zapparoli

Dolore e possibilità creativa

La disposizione dell’uomo è sempre quella di difendersi dal dolore. Il funzionamento alessitimico, come difficoltà a nominare e a riconoscere l’emozione (Sifneos, 1973), rappresenta una possibilità interna a difendersi da un affetto che, per il dolore che porta con sé, non può diventare parte della vita psichica. Esso produce un deficit della simbolizzazione dell'esperienza affettiva che impedisce al dolore stesso di essere rappresentato nella mente, con una forclusione che può coinvolgere solo alcune esperienze fino alla totalità della dimensione emotiva (McDougall, 1982).

Attraverso l’esclusione della rappresentazione delle emozioni l’alessitimia sembra esprimere un’anestesia dal desiderio. Il termine desiderio allude contemporaneamente al sentire la mancanza di e all’aspirare ad ottenere qualcosa. L'emozione è in relazione con il desiderio; il termine stesso riporta ad un movimento di avvicinamento o allontanamento dall’intimità, esprimendo così l'assenza e la tensione verso. La sua definizione fa riferimento anche all'essere impressione di, segno di qualcosa (il desiderio). La riflessione sull'aspetto emotivo dell'esperienza, il suo essere spaventosa, irritante, piacevole, assume un ruolo di guida verso la comprensione e la realizzazione del desiderio stesso. Nell’ambito della relazione terapeutica le manifestazioni alessitimiche, l’assenza dell’emozione, possono essere interpretate non tanto come sostituti della simbolizzazione e della fantasia ma come precursori primitivi di una futura simbolizzazione. E’ a partire da questi accenni di desiderio che nella relazione terapeutica possono essere introdotti quei significati necessari a vivificare il desiderio. E’ a questo punto che l’allucinazione negativa dell'emozione (Green, 1993), il dolore, cessa di rappresentare il non mai giunto all’esistenza e torna ad essere possibilità creativa.


Dott.ssa Angela Zapparoli

psicologa, psicoterapeuta individuale e di gruppo



Green A., (1993). Il lavoro del negativo. Roma: Borla, 1996.


McDougall J., (1982) Alexithymia: a psychoanalytic viewpoint. Psychoter. Psychosomatics, 38: 81- 90.


Sifneos P. E., (1973). The prevalence of ‘alexithymic’characteristics in psychosomatic patients. Psychotherapy and psychosomatics, 22(2-6), 255-262.



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